DI PATRIZIA CRINITI

La memoria è importante. La memoria di un essere vivente permette di non ripetere gli errori. Come un bambino che si brucia con il fuoco che non si brucerà più, perché associa il fuoco al pericolo, così una società – che sia una nazione o una comunità più vasta, unita dalle esperienze, anche le più dolorose come i conflitti – può imparare a non ripetere i propri errori e tragedie.  

In questo senso, la memoria serve anche soprattutto da insegnamento per chi, invece, non ha vissuto quella determinata esperienza, ma che, per mezzo dello studio, viene a conoscenza degli effetti di un comportamento e delle scelte delle generazioni che lo hanno preceduto.

L’essere umano, purtroppo, ha un lato debole: è influenzabile e seguendo determinati orientamenti rischia di rimanere coinvolto in tendenze che possono arrivare all’inverosimile come la shoah o qualsiasi altro genocidio.

Per comprendere come “la storia sia una lezione che gli uomini non imparano mai abbastanza”, mi permetto di consigliare il film “L’onda” tratto dal romanzo di Todd Strasser, diventato poi in Germania un classico della lettura scolastica, che racconta un esperimento sociale realizzato per spiegare il funzionamento della dittatura. Nel film vediamo che se non esercitiamo la memoria, potremo ripetere nel presente, da capo, gli abomini più atroci: perché il progresso non è un processo ineluttabile, ma qualcosa che va imparato, esercitato, perseguito ogni volta da capo. Anche quando i testimoni di ciò che è stato non ci sono più.  

Per fortuna noi abbiamo ancora un vero monumento di memoria come Liliana Segre che sopravvissuta al campo di concentramento ha detto: “l’odio si combatte anche tenendo viva una memoria condivisa delle tragedie che le generazioni passate hanno patito, proprio a causa della predicazione dell’odio. C’è una bambina che ha disegnato una farfalla gialla che vola sopra ai fili spinati. Che la farfalla voli sempre sui fili spinati!

Una voce che parla ancora, e che possiamo intrecciare con quella di un altro grande scrittore, partigiano superstite dell’Olocausto, Primo Levi:                                                                                                              

“L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremmo mai togliere il segnalibro della memoria”. E poi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.