di Valentina Bocchino
C’è un mondo sopra la stazione di Genova Piazza Principe, un mondo che i passeggeri non riescono a vedere, dietro le vetrate che danno sull’atrio, fatto di uffici, progetti e idee, in cui la storia si intreccia con il progresso tecnologico.
Ed è qui che Superba ha incontrato Vincenzo Macello, Direttore Produzione di RFI Liguria, per un’intervista a tutto tondo sul suo percorso personale e sulle prospettive della rete ferroviaria in Liguria.
Ingegner Macello, com’è approdato nel mondo di RFI?
Mi sono laureato nel 1992 e subito dopo ho partecipato al concorso per ispettori promosso dall’Ente Ferrovie dello Stato. Era un concorso per 120 ispettori, partecipai senza grandi aspettative, mio padre era ferroviere e ci teneva molto, e lo vinsi. Così entrai nel mondo di quella che all’epoca si chiamava Asa Rete: all’inizio ero un po’ titubante, in quegli anni c’era il mito di andare a lavorare all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, e la voglia di seguire i miei coetanei oltre oceano era tanta. Ma adesso, dopo più di 20 anni, posso dire di essere assolutamente felice e soddisfatto di aver scelto le ferrovie e di aver intrapreso questa avventura.
Di cosa si è occupato?
Quasi sempre di nuove tecnologie: mi sono occupato fin dall’inizio di sistemi di comando e controllo innovativi e centralizzati, all’epoca arrivò un grande finanziamento per sviluppare questo progetto (circa 330 miliardi di vecchie lire, ndr). Nel 2002 sono stato nominato responsabile della prima attivazione di uno di questi nuovi sistemi a Pisa (SCC Tirrenica), è stato il mio primo traguardo professionale.
Un anno dopo sono stato trasferito a Milano da dirigente, con la responsabilità degli impianti tecnologici della locale Direzione Territoriale Produzione. Abbiamo iniziato subito con il rinnovamento delle tecnologie del segnalamento, della trazione elettrica, e altro. Successivamente divenni responsabile della manutenzione, fino al 2009 quando ho lasciato la Direzione Territoriale Produzione di Milano per un incarico nella nostra Direzione Investimenti come responsabile di un grande progetto per il rinnovo tecnologico di tutta la direttrice Torino-Padova, un’altra grande esperienza. Nel luglio 2013 sono tornato a Genova con l’incarico di Direttore Territoriale Produzione, un lavoro che mi piace moltissimo, affrontato da subito con tanta grinta e voglia di mettermi in gioco.
All’inizio dell’intervista ha detto che negli anni ’90 c’era il mito dell’estero, oggi quel mito è tornato. Cosa consiglierebbe a un neo laureato?
La nostra azienda è ai primi posti nelle preferenze tra i giovani laureati come impiego dopo la laurea, siamo sicuramente il gruppo che investe di più in Italia, c’è tanta possibilità di esprimersi e ci si può diversificare. Ai ragazzi consiglio, prima di decidere di andare all’estero, di guardarsi intorno anche in Italia. Tra l’altro nel nuovo piano industriale di RFI la parola d’ordine è “internalizzazione”: è una svolta importante, perché significa aumentare il livello di professionalizzazione dei nostri dipendenti, avere più voce in capitolo sulle scelte tecnologiche degli impianti che dobbiamo manutenere ed essere “padroni” degli impianti senza dover sempre contare sull’aiuto delle aziende costruttrici.
Qual è l’intervento più importante che avete dovuto gestire di recente?
Sicuramente lo svio di Andora, a inizio 2014. Ci ha messo tutti a dura prova, ma alla fine i risultati ci hanno riempito di soddisfazione: quello che più mi ha gratificato è stata la compattezza e la determinazione di tutti coloro che hanno partecipato all’intervento. C’è stato un significativo spirito di squadra che ci ha permesso, e dato anche la forza, di prendere decisioni cruciali con intraprendenza.
Le reti ferroviarie in Liguria risentono anche del dissesto idrogeologico?
Esatto, dopo Andora ci sono state altre emergenze, e abbiamo preso un impegno forte anche con le istituzioni per risolvere i “punti singolari”, ovvero zone colpite da frane, cadute massi, erosioni, fenomeni dovuti a una particolare vulnerabilità sismica, e così via. Il nostro intento è di mettere in sicurezza circa 90 punti singolari entro il 2015, più altri 147 da ultimare nel corso del 2016. La riapertura di parte della suggestiva Via dell’Amore a Manarola fa parte di questi interventi, è un segnale importante. Parliamo di un investimento complessivo 2014-2016 di circa 70 milioni di euro.
Oggi su cosa siete maggiormente impegnati?
Sicuramente sulle attività di manutenzione: abbiamo molti tratti curvilinei o con forti pendenze, basti pensare alla linea storica dei Giovi, con una delle acclività più importanti a livello nazionale; abbiamo poi 305 gallerie, la più alta densità in Europa. L’anno scorso abbiamo fatto lavori sulla linea di Busalla per permettere il transito dei nuovi treni Vivalto, e ora siamo concentrati sul rinnovo tecnologico del ponente, che ha ancora tratte di linee a semplice binario. Rete Ferroviaria Italiana è impegnata, in Liguria, con importanti opere come il raddoppio dei binari nella tratta San Lorenzo – Andora sulla linea Genova – Ventimiglia che sarà attivato il prossimo anno, il potenziamento del Nodo di Genova e i lavori del Terzo Valico dei Giovi; è infine in fase di progettazione definitiva la tratta tra Andora e Finale Ligure. La maggior parte di queste opere vanno avanti senza interferire con la circolazione ferroviaria, concentrando le attività negli orari notturni e, in questo modo, il viaggiatore quasi non se ne accorge.