di Simone Farello

Un’altra cosa da evitare, quando bighellonate nella libreria della stazione giusto per farlo e non perché siate proprio degli amanti della lettura, è provare a indovinare i gusti di un lettore che non conoscete molto ma molto bene. Per i lettori ricevere in regalo un libro può essere molto doloroso.  

Spesso questi libri non verranno letti, e saranno nascosti dal lettore dove non li può nemmeno vedere, in modo che non gli ricordino quello che considerano uno spreco e un’occasione perduta. Non solo non sono felici del regalo ma ne provano vergogna, desiderando solo dimenticare. Prima o poi questi doni reietti subiranno uno dei seguenti destini: saranno venduti al mercato dei remainder e dell’usato, finendo per languire per sempre su qualche bancarella, esposti alle intemperie e con poche speranze di trovare qualcuno che li apprezzi; verranno riciclati come regalo a qualcun altro proprio come l’orribile soprammobile di vostra suocera; saranno abbandonati durante un trasloco come un bambino indesiderato lasciato di soppiatto davanti a un convento (alcuni lo definiscono book crossing, come se un lettore fosse davvero capace di abbandonare per strada un libro che gli piace. Del resto le biblioteche sono lì apposta, il primo esempio di share economy mai realizzato, alla faccia dei guru che provano a dare un nome a cose terribili per fingere che siano sopportabili).

In più il lettore deluso, che appartiene a una specie umana che potremmo tranquillamente definire gentaglia, formerà su di voi uno spietato giudizio morale, covando nei vostri confronti un silenzioso ma incolmabile risentimento, che difficilmente sarà rimediabile. Ne vale la pena? Evidentemente no: troppo rumore per nulla, e la vita è già sufficientemente difficile da guastare anche il Natale con un regalo sbagliato, compromettendo addirittura i Natali futuri.

Ma se avete deciso che volete andare sino in fondo attenetevi almeno ad alcune prescrizioni:

1Evitate le ultime novità. Il mercato editoriale e i librai conoscono il loro mestiere, e come tutti i commercianti sono pronti ad abusare della vostra ingenuità. Non lo fanno per cattiveria: danno lavoro a molta gente in un ambiente altamente competitivo e se potranno approfittare di voi lo faranno senza alcun rimorso. Come i gestori delle sale cinematografiche che proiettano il cine panettone, non sono loro i responsabili del vostro dubbio gusto, con cui vanno a nozze. Inizieranno ai primi di dicembre ad esibire nelle vetrine edizioni brossurate dalla confezione impeccabile, sfruttando più la notorietà degli autori (talora immeritata) che il loro contenuto. Sono libri che non solo i vostri amici lettori non comprerebbero mai, ma che considerano alla stregua di un’epidemia di vaiolo o di una piaga d’Egitto.

2 Tenetevi alla larga dai best seller ad altissima tiratura. In apparenza vi sembrerà di andare sul sicuro ma i pericoli sono numerosi. Innanzitutto i lettori sono degli inguaribili diffidenti verso la cultura di massa, anche quando ostentano un atteggiamento pop o post moderno. Di fronte a uno smodato successo editoriale sospettano subito una bassa qualità letteraria. In secondo luogo è bene che sappiate che i libri più venduti sono molto spesso i libri meno letti. In parte proprio perché vengono regalati dai non lettori ai lettori, che li destineranno agli smaltimenti di cui sopra; in parte perché molti di coloro che non resistono alla tentazione di comprarli convinti dal successo e dal battage pubblicitario finiscono per non leggerli e a limitarsi ad esibirle in librerie pensate più per l’ostentazione che per la fruizione. Infine dovete mettere in conto che molti lettori adorano i grandi best seller ma non lo ammetterebbero mai, nemmeno se sottoposti alle più brutali torture. Se vogliono leggere ‘Il nome della Rosa’ lo faranno: di nascosto; nella versione in latino antico; solo per dire che “è meglio del film”.  
Il mondo è pieno di persone che parlano di libri che non hanno mai letto; ma è zeppo anche di persone che non parlano di libri che non solo hanno letto, ma addirittura divorato ed amato. Un po’ lo fanno per gelosia, un po’ perché come ormai dovrebbe essere chiaro sono parecchio strambi.  Oltre alla possibilità di cadere di nuovo nella trappola del doppione non avrete quindi mai la soddisfazione di vedere il vostro amico soddisfatto, anzi: vi considererà come quelli che hanno scoperto la loro debolezza più intima. A cosa serve aver capito una persona se lei non condividerà mai con voi la sua gioia? Sappiamo che sembra tutto contorto, e lo è. Del resto se un lettore non fosse contorto non sarebbe uno che a Natale invece che addormentarsi satollo di maccheroni di Natale e canditi sprofonda di soppiatto in una poltrona per sbirciare la ristampa dei racconti di sport di Francis Scott Fitzgerald appena ristampati da 66thand2nd (si intitola ‘Fuori dai Giochi’ e contiene l’autentico gioiello ‘Lo Yale Bowl’).

3 Non leggete le quarte di copertina e tantomeno le fascette promozionali. Ne avete mai vista una che dica: “peccato, la pessima opera di un grande autore” oppure “non leggetelo, noi lo abbiamo fatto e vi possiamo dire che non ne vale la pena”? Le stesse quarte di copertina, all’apparenza frutto di un lavoro professionale, quasi un servizio offerto a chi acquista, sono, come è normale, degli spot più raffinati e tra loro e le fascette la differenza è quella che corre tra uno slogan ad effetto e il dentifricio consigliato dal tuo dentista. Il vostro dentista non va in televisione, e se davvero la pasta con cui ci si lava i denti prevenisse la carie i dentisti non farebbero che organizzare una lobby per eliminarla dal commercio per sempre. Recentemente va molto di moda riportare sulla retrocopertina dei libri le recensioni di autorevoli quotidiani o riviste letterarie. Sono le uniche con un minimo, proprio un minimo di affidabilità: almeno riportano il giudizio di qualche esperto. Ma state attenti: quando gli elogi riportati riguardano genericamente l’autore e non l’opera che state acquistando lo stratagemma è quasi invisibile, nella sua subdola semplicità. Se a un critico è piaciuto un libro si pronuncerà su quel libro, e non ricorrerà a frasi come “la nuova opera di X che con il suo YZ ha incantato milioni di lettori, se non per sottintendere che l’ultimo romano di X non è proprio questo capolavoro.

Sappiamo cosa state pensando, ma abbiamo il dovere di essere spietati: sì, il mercato editoriale è un mercato come tutti gli altri, ed anche se si occupa di una cosa che, anche se non sfogliate una pagina dai tempi delle superiori, siete abituati a considerare “cultura”, non c’è alcuna differenza tra il cibo per i gatti e i libri in termini di marketing, segmenti di clientela, infimi stratagemmi per vendere e così via. Insomma, anche nelle librerie della vostra stazione vi aspettano migliaia di libri pessimi, scritti male, senza trama, noiosi, addirittura pieni di errori di ortografia e sintassi. Per muoversi all’interno di questo magma indistinto dove la qualità è rara esattamente come in qualunque altro settore, dai pullover alle pirofile da forno, le semplici accortezze che vi abbiamo appena sottoposto non basteranno per superare la prova dell’assaggio di un palato fine come quello del vostro amico lettore. Ci vuole uno come lui, proprio come quello lì nell’angolo più lontano, che sta sfogliando ‘Leggenda privata’ di Michele Mari con l’espressione un po’ così di chi si sta entusiasmando.

******************************************

Simone Farello, già assessore e consigliere comunale di Genova, scrittore e blogger (“Simone Farello simply a reader”) scrive per “Superba” una serie di recensioni incentrate proprio sul mondo dei treni.