di Valentina Bocchino
Ex consigliere comunale e assessore di Genova, e ora anche blogger e scrittore. Ma prima di tutto, un lettore. È così che si definisce Simone Farello, che ha aperto da pochi mesi un blog di recensioni che si intitola “Simone Farello, simply a reader”.
Nel frattempo, ha anche scritto un libro (“Ogni maledetto martedì. Giornate di un consigliere comunale”, Erga edizioni, 2017), e inizierà a tenere una rubrica dedicata a letteratura e treni proprio su Superba. Prima di pubblicare i suoi graditissimi contributi, lo abbiamo intervistato.
Come nasce la passione per la lettura?
È una passione che definirei “genetica”, poiché fin da piccolo sono cresciuto in una casa piena di libri. Poi anche il mio percorso di studi ne è stato influenzato, infatti mi sono laureato in lettere. Infine, per una serie di circostanze, la scrittura non è diventata il mio lavoro ma ho continuato a coltivarla, fino alla pubblicazione del mio primo libro e all’apertura del blog.
Perché un blog?
Perché sono mosso non solo dal piacere in sé di leggere, ma anche dalla curiosità nei confronti di tutto quello che c’è in libreria, e dal piacere di condividerla. Un favore che un lettore può fare ad altri lettori è quello di consigliare libri, anche perché gli scaffali delle librerie sono talmente ricchi di narrativa che orientarsi sta diventando davvero complicato.
E poi è arrivato anche il libro.
Sì, dopo anni passati a scrivere nell’ambito della politica adesso finalmente sono riuscito a dedicarmi alla narrativa. Non ho mai smesso di scrivere, dunque, ma scrivere storie è diverso.
Qual è la differenza?
Oggi i politici sfruttano spesso le tecniche di storytelling per trasformare la realtà in narrativa, per me è sbagliato: la politica non può diventare narrativa e separarsi dalla quotidianità. In compenso non trovo nulla di male nel contrario, la narrativa può certamente occuparsi di politica, anzi, trovo giusto raccontare la vita del “proletariato” della politica, che non è “casta” come si è portati a pensare.
È di questo il tema di “Ogni maledetto martedì”?
Esatto, penso sia utile che i cittadini sappiano, anche in forma romanzata, cosa succede dietro le quinte di un consiglio comunale, può essere anche una forma di manuale per chi si approccia alla politica. Penso che valga molto di più un buon romanzo, per raccontare la realtà dei fatti, piuttosto che lo storytelling di uno spin doctor. Nel libro parlo anche del rapporto difficile e ricco di contraddizioni tra politica e giornalismo, e tra politica e comunicatori.
Come definirebbe il suo libro?
Qualcuno ha detto, secondo me giustamente, che appartiene al filone del “realismo magico”. Cerco di raccontare la quotidianità dei 120mila consiglieri comunali che ogni mattina in Italia si svegliano ed escono di casa per occuparsi dei loro concittadini nell’epoca dell’antipolitica, dove chiunque ricopra una carica pubblica è circondato da diffidenza e disprezzo. Nel libro ci sono anche tante citazioni e riferimenti ad altri romanzi che recensirò senz’altro sul mio blog.
Cosa racconterà su “Superba”?
Mi piace l’idea di scrivere articoli e recensioni che abbiano in comune il rapporto tra letteratura e ferrovie: d’altronde, il treno è uno dei mezzi di trasporto preferiti dai lettori perché ci si può sedere e leggere, distraendosi per qualche attimo dalla routine.