DI MARCO GALAVERNA

Una delle due biblioteche della scuola in cui insegno ha subito nel tempo rimaneggiamenti e conteneva un libro di argomento ferroviario, “Il treno in Italia” di Livio Jannattoni [1], oggi difficilmente reperibile: ad esempio, il titolo non compare nel catalogo del Sistema Bibliotecario Urbano di Genova, che collega in rete le biblioteche pubbliche della nostra città, e non è disponibile neppure presso la sede centrale del CIFI a Roma. L’ubicazione delle copie consultabili si può trovare sul sito internet www.trenidicarta.it, sito che va segnalato all’attenzione dei lettori della Superba – che ancora non lo conoscessero – come strumento prezioso di ricerca e studio.

Io ebbi occasione di dare un’occhiata al volume di Jannattoni una decina d’anni fa, con l’intenzione di leggerlo, ma a seguito di un ultimo trasloco interno alla scuola lo persi di vista: vari libri andarono perduti e molti altri, per mancanza di spazio sugli scaffali, rimasero impilati su tavoli e banchi in attesa di un recupero. L’assenza di catalogazione rendeva peraltro difficile ogni indagine.

Un giovane e volenteroso collega ha intrapreso nei mesi scorsi il riordino della biblioteca scolastica; da poche settimane “Il treno in Italia” è tornato alla luce e ho potuto prenderlo in prestito. Esso proviene dal “fondo Casaregis”. Nell’omonimo Istituto era ed è tutt’oggi attivo un corso di studi a indirizzo turistico, cosa che può spiegare la presenza del volume in parola.

Il titolo dell’opera è riduttivo rispetto al contenuto. Per quanto la trattazione sia centrata sulla storia delle ferrovie italiane dalla prima all’ultima pagina, il grande affresco offerto al lettore si estende nel tempo, all’epoca precedente l’invenzione della locomotiva – l’epoca dei viaggi in diligenza e delle slitte sulle nevi alpine – per un confronto fra i modi di viaggiare nei due secoli a cavallo della rivoluzione industriale, e nello spazio, per comprendere la nascita delle ferrovie in Inghilterra e le eroiche imprese che ne seguirono e portarono i binari ad attraversare l’America e, in Europa, a valicare confini, sopra o sotto le montagne, fino allora quasi inaccessibili.

La dimensione epica del grande progresso delle costruzioni ferroviarie fra Ottocento e Novecento rivive nella prosa ricca e letteraria del nostro autore e se ne sfogliano le pagine, avvinti come da un romanzo di storia o d’avventura. E davvero non manca la componente squisitamente letteraria perché uno spazio interessante viene dedicato alla presenza del treno nella poesia, soprattutto italiana, nonché nelle arti figurative.

Agli esordi, del treno prevale un’immagine carica di timori, sospetti ed estraneità: la forza del vapore appare contro natura, la locomotiva è un mostro di acciaio, i convogli sui binari urtano la secolare silente tranquillità della campagna. Nei versi di Carducci (“Alla stazione in una mattina d’autunno”, 1876) “flebile, acuta, stridula fischia / la vaporiera da presso” e “i ferrei / freni tentati rendono un lugubre / rintocco lungo”: tutte connotazioni negative che il poeta associa al treno, il quale porta via la donna amata, i dolci pensieri e le speranze.

Ma, successivamente, il treno nella letteratura e nelle arti evoca sentimenti diversi: la meraviglia verso le conquiste della tecnica, la curiosità, la libertà del viaggio. Li richiama Jannattoni in pagine, più uniche che rare, dedicate a una piccola ma preziosa antologia di versi e immagini, tratte da film famosi, in cui è sfondo o protagonista la ferrovia e si riportano scrittori come Pascoli, De Amicis, Moretti, D’Annunzio.

Naturalmente, poiché l’opera fu concepita prima, non vi troveremo testimonianza della grande rinascita che la ferrovia ha conosciuto dagli anni Novanta, grazie allo sviluppo delle reti ad alta velocità, al collegamento sotto la Manica, ai nuovi trafori alpini: tutte realizzazioni che l’autore avrebbe descritto con il vivido e ricco stile suo proprio, capace di coinvolgere ed emozionare.

Vi troviamo invece una bibliografia di insolita ampiezza, undici pagine, e di alto valore per lo studioso intento ad approfondire in ogni epoca la storia del trasporto su rotaia.

 

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio il prof. Stefano Gherardi per il contributo al ritrovamento del libro cui abbiamo dedicato la presente pagina della nostra rubrica.

[1] L. Jannattoni, “Il treno in Italia”, Editalia, Roma, 1975 (ristampa 1980)