di Marco Galaverna

 

Uscite di scena, nei servizi passeggeri ordinari, più di tre decenni fa, le automotrici ALn 556 FIAT appartengono ormai alla storia; ma, col recente ingresso, nel parco dei treni d’epoca, delle ultime due sopravvissute unità del Gruppo, sono anche tornate d’attualità. A loro dedichiamo questa pagina, dopo aver ricordato le omonime Breda nella precedente pubblicazione di questa rubrica.

La regola, seguita dalle FS, di basare la classificazione delle automotrici sul numero di posti a sedere ha fatto sì che il Gruppo ALn 556 riunisse due sottogruppi di macchine fra loro piuttosto diverse, le FIAT (serie 1200 e 1300) e le Breda (serie 2200).

Con duecento unità costruite fra il 1937 e il ‘39, le ALn 556 FIAT costituirono la serie di automotrici più numerosa d’anteguerra. Equipaggiate di due motori FIAT 355-C o 356, rispettivamente da 110 o 155 kW complessivi, e di un cambio meccanico a quattro marce, avevano una velocità massima di 110 km/h [1]. Interessante è il confronto fra i sottogruppi: le automotrici FIAT erano più leggere (all’origine 23 tonnellate di massa a vuoto, contro le 31 delle consorelle), più piccole (19 metri di lunghezza contro 22) e montavano freni a pastiglia in luogo dei tradizionali ceppi ferroviari, fattori che testimoniano una concezione in qualche misura ancora legata all’idea dell’autobus su rotaia.

Forse anche per la minore affidabilità dei freni lungo le discese, le ALn 556 FIAT sono state per lo più adibite a linee secondarie dal profilo poco impegnativo. Le foto risalenti agli ultimi anni di servizio le ritraggono nelle zone di Cuneo, Lecco e Foggia. Pressoché coetanee delle ALn 556 Breda, rispetto a quest’ultime le FIAT hanno avuto una carriera più breve: gli accantonamenti sono iniziati nella prima metà degli anni Settanta. Qualche numero: nel 1979, il parco FS comprendeva ancora 6 unità FIAT contro le 91 Breda; nel 1983, quando erano ancora immatricolate 14 “vecchie Breda”, di cui 4 atte al servizio (in realtà non utilizzate), tutte le unità FIAT risultavano radiate; la sola ALn 556.1202 veniva preservata per il Museo di Pietrarsa [2].

Ma la carriera di queste macchine non si concluse sui binari FS bensì su una “ferrovia in concessione”. Per fronteggiare la carenza di materiale per treni viaggiatori, nel 1971 la Ferrovia Suzzara – Ferrara (all’epoca gestita da un’amministrazione autonoma, la FSF, e nel 2002 passata alla Regione Emilia – Romagna, che la gestisce attraverso la società TPER) acquisì dalle FS cinque automotrici già radiate ma ancora in buone condizioni: le ALn 556.1230, 1236, 1277, 1289 e 1292. Esse furono revisionate nelle officine sociali di Sermide (MN) e messe in servizio nel 1972. La 1277 e la 1292 furono ritirate nel 1979; l’anno successivo, dopo l’ultimo impegno estivo per i “treni del mare”, terminarono i servizi regolari le rimanenti tre. Nel 1981 tutte risultavano fuori turno [3].

Nel 1985, nel visitare il Deposito Locomotive di Sermide, fotografai queste automotrici, due delle quali (la 1236 e la 1277) apparivano in buono stato: il ferroviere accompagnatore mi disse che erano funzionanti e tenute di riserva. Le restanti sembravano accantonate da tempo.

Esattamente trent’anni dopo, alla fine dello scorso giugno, è giunta la notizia che quelle due macchine sono state cedute dalla Regione Emilia Romagna alla Fondazione FS, che ne curerà il restauro estetico e funzionale per l’effettuazione di treni storici. Rivedremo quindi in marcia queste automotrici più che settantenni, una delle quali, la 1277, è ripresa all’interno della rimessa di Sermide nella mia foto, qui inserita, scattata nel corso di quella visita.

 

[1] N. Molino, S. Pautasso, “Le automotrici della prima generazione”, Elledi, 1983.

[2] F. Cherubini, “Materiale motore FS”, Stenvalls, edizioni 1979 e 1983.

[3] D. Haydock, “Italian Railways”, Platform 5 Publishing Ltd, 1995.
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Marco Galaverna

Nato a Genova nel 1963, si è laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università degli Studi di Genova e presso il medesimo ateneo ha conseguito il Dottorato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1989 fornisce supporto presso la stessa Università alle attività didattiche per diversi corsi attinenti all’Ingegneria dei Trasporti. Socio dal 1990 del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani (C.I.F.I.) è stato Delegato della Sezione di Genova di tale Collegio dal 1998 al 2006. È autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche nel campo dell’Ingegneria dei Trasporti e del libro “Tecnologie dei trasporti e territorio” insieme al Prof. Giuseppe Sciutto. Dal 1992 è docente di Elettronica e materie affini presso l’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore Einaudi-Casaregis-Galilei di Genova.