di Marco Galaverna

La gestione statale delle ferrovie presenta in Italia una storia più lunga e più stabile rispetto a quanto è avvenuto in Francia, in Gran Bretagna e anche in Germania.

Com’è noto, nel 1885 le linee ferroviarie allora in funzione nel Regno d’Italia furono in gran parte attribuite, in regime di concessione, a tre società di carattere privatistico, la Rete Mediterranea (RM), la Rete Adriatica (RA) e la Rete Sicula (RS). Le difficoltà finanziarie in cui, vent’anni dopo, si trovavano le sopra dette società spinsero il Governo italiano, durante il breve dicastero Fortis, ad assumere il controllo diretto dell’esercizio ferroviario nel 1905. Questo è considerato l’anno di nascita delle nostre Ferrovie dello Stato, la cui natura giuridica è mutata più volte nel corso di un secolo, da Azienda Autonoma a Ente e poi Holding, mantenendo tuttavia una propria solida identità. Una siffatta e lunga stabilità di gestione, che ha superato due guerre mondiali e la transizione fra Regno e Repubblica, non è scontata né comune, se osserviamo la storia ferroviaria dei maggiori Paesi a noi vicini.

In Germania la nazionalizzazione delle ferrovie si concretò nel 1924 con la creazione della Deutsche Reichsbahn Gesellschaft (DRG), organismo che non ebbe lunga vita poiché, dopo la sconfitta bellica del 1945, il Reich fu diviso in due aree politicamente separate e di riflesso la rete ferroviaria fu ripartita fra due nuove aziende, DB per la Germania Ovest e DR per la Germania Est, riunitesi poi nel 1994, superati i decenni del muro di Berlino e della guerra fredda, nella attuale DBAG.

In Francia, l’ente ferroviario nazionale SNCF nacque soltanto nel 1938, dalla fusione di sei grandi compagnie che si spartivano, secondo un criterio geografico, la vasta rete d’Oltralpe: la Nord, l’Est, l’Ouest – État, la Paris – Lyon – Méditerranée (PLM), la Paris – Orléans (PO) e la Midi. Questee avevano, a Parigi, stazioni terminali separate, situazione che in parte condiziona ancora oggi la conformazione della rete francese e che certamente non doveva agevolare gli interscambi.

Per la varietà dei territori attraversati, minerari e industriali le regioni a est e a nord, più agricole e turistiche quelle a ovest e a sud, anche i servizi svolti dalle grandi compagnie francesi erano fra loro differenti, cosa che influenzò la progettazione dei mezzi e degli impianti. Differivano persino i colori dei treni e ogni compagnia sviluppò un proprio stile, nella costruzione delle locomotive come in quella degli edifici. Così, ancora oggi è possibile sentire gli appassionati d’Oltralpe parlare di “stazioni in stile PLM”, cosa che non ha un corrispondente italiano.

Infatti, da noi, la gestione delle Reti Mediterranea, Adriatica e Sicula è stata troppo antica e breve per lasciare segni duraturi nel panorama ferroviario e la forte spinta all’unificazione e all’ammodernamento impressa dalle FS già dagli Venti ha in gran parte cancellato le tracce precedenti. Le locomotive ex – RM o ex – RA ancora esistenti sono pochissime e nessuna funzionante: una superstite è la E.430.001 del Museo Leonardo da Vinci di Milano, costruita nel 1901 come RA 341 e qui fotografata. Invece, in Francia, la memoria delle locomotive progettate dalle grandi società storiche è viva fra gli appassionati e fra i modellisti, e le locomotive risalenti a quell’epoca circolano ancora con i treni speciali che fanno rivivere i fasti della  Paris – Orléans e delle altre compagnie.

Nel Regno Unito, la nascita di un organismo statale per l’esercizio ferroviario fu ancora più tardiva: soltanto nel 1948 si costituirono le British Railways (BR), attraverso la fusione di quattro grandi aziende private che in precedenza si spartivano la rete inglese. La spiccata tendenza al liberismo economico, tanto peculiare del mondo anglosassone, ha poi caratterizzato la storia della politica dei trasporti oltre Manica, con esiti assai particolari rispetto al continente. In ogni caso, anche sui binari inglesi, e in misura persino maggiore che in Francia, viaggiano treni speciali trainati dalle splendide vaporiere, dipinte nei più vari colori, che fanno rivivere l’epoca delle grandi società, spettacolo da noi impossibile per semplici ragioni anagrafiche.

 

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio Luca Capozzi, autore della fotografia qui inclusa, scattata in occasione di una gita scolastica al Museo Leonardo da Vinci di Milano.