di Marco Galaverna
Nei pressi della fermata di Piano Orizzontale dei Giovi si può vedere una colonna, in una piccola aiuola, posta a memoria d’un incidente. Vi si leggono otto nomi di ferrovieri, con la qualifica, e l’epigrafe: «Primi nella milizia del fecondo lavoro al pubblico bisogno eroicamente devoti l’11 agosto 1898 qui fra gli estremi cimenti del santo dovere dal mostro di ferro tante volte domato orrendamente percossi morivano».
Richiamiamo l’evento. Un treno merci in salita tra Genova Pontedecimo e Busalla, con due locomotive a vapore, nella galleria dei Giovi aveva iniziato a perdere velocità; la galleria si riempì di fumo, il personale di bordo perse i sensi per la mancanza d’ossigeno e il convoglio, non più controllato, prese a ridiscendere per gravità. Giunto al Piano Orizzontale si schiantò contro un treno passeggeri, fermo sullo stesso binario in attesa della via libera per Busalla. Si ebbero 12 vittime.
Dell’incidente già si occupò Superba [1]. Esso divenne famoso, ed è tutt’oggi sovente citato, sia per l’inchiesta che ne seguì, sulla qualità del carbone fornito alla ferrovia, sia per l’impulso che ne derivò a favore dell’adozione della trazione elettrica, qui avvenuta nel 1910, e anche per lo studio, promosso dal Governo, sulla pericolosità della trazione a vapore in galleria. L’indagine mise in luce che malori e casi d’asfissia provocati dal fumo delle locomotive erano frequenti ma, se non causavano incidenti, non venivano divulgati. Dedichiamo la presente pagina della nostra rubrica alla raccolta di indicazioni utili per approfondire l’argomento e al ricordo di generazioni di ferrovieri che, nel lavoro quotidiano, rischiarono costantemente la vita.
In tempi recenti, studi e testimonianze sui problemi causati dal fumo in galleria sono stati pubblicati soprattutto da Maurizio Panconesi, autore del libro [2], di cui alcuni estratti si trovano su Internet [3]. La rilevanza del problema, diffuso dal Fréjus alla Porrettana e all’Estero, è ampiamente descritta nell’interessante articolo [4], dello stesso autore.
Mentre l’incidente dei Giovi ebbe immediata risonanza, altri della stessa natura rimasero, almeno in un primo tempo, poco noti. Emblematico è il caso del sinistro di Balvano, stazione della linea Salerno – Potenza, nei cui pressi, sotto la galleria delle Armi, il 3 marzo 1944 un treno a vapore non riuscì a proseguire la corsa e il fumo causò la morte per asfissia di oltre 600 persone. Si tratta del disastro ferroviario più grave di sempre, in Italia e secondo alcuni in Europa.
Il numero delle vittime avvicina questo luttuoso evento a importanti episodi tragici della storia d’Italia del Novecento, eccidi in tempo di guerra e calamità naturali, ormai regolarmente commemorati. Di contro, il disastro di Balvano è stato per anni quasi ignorato e resta ancora poco conosciuto. È difficile valutare l’impatto di due tardivi articoli, apparsi nel 1956 sul prestigioso periodico L’Europeo. Forse molti lettori italiani appresero l’accaduto nel 1962 dalla rivista Selezione [5], mensile che cessò le pubblicazioni dieci anni fa ma che all’epoca aveva una notevole diffusione, arrivando a tirature di 110.000 copie.
Nel preparare queste righe, una ricerca in un angolo poco frequentato della biblioteca di casa mi ha permesso di ritrovare quel numero, apparso prima che io nascessi, che ricordavo d’aver letto da ragazzo, grazie al fatto che mio nonno, mancato nel 1967, era abbonato a Selezione. Quel fascicolo oggi è certamente di difficile reperibilità. Si segnala però che, sulla tragedia di Balvano, è stata di recente pubblicata una tesi di laurea, disponibile su Internet [6], valido punto di partenza per ogni approfondimento.
Alla ricca bibliografia che vi è contenuta, aggiornata al 2005, aggiungo soltanto un riferimento [7] non centrato sull’incidente ma che fornisce una descrizione della linea Salerno – Potenza, della quale raramente si legge sulla stampa specializzata.
[1] A. Malaspina, N. Farneschi, superbadlf.it/wordpress/2014/12/21/la-trazione-a-vapore-e-lincidente-dei-giovi/
[2] M. Panconesi, “Fumo, l’antico spettro delle gallerie”, ed. La Vaporiera, 2005
[3] M. Panconesi, “Il fumo, subdolo compagno di viaggio di macchinisti e frenatori negli anni della trazione a vapore”, testo visibile sul sito Clamfer-Napoli.html
[4] M Panconesi, “Sulla locomotiva in galleria”, Rivista La Tecnica Professionale, n. 7/2007, CIFI
[5] G. Gaskill, “La misteriosa catastrofe del treno 8017”, Selezione dal Reader’s Digest, luglio 1962
[6] A. Ambrosio, “Fra censura, oblio e memoria: la tragedia del treno 8017”, Università di Salerno
[7] “Una ferrovia per Potenza”, Rivista I Treni n. 167, gennaio 1996.
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Marco Galaverna
Nato a Genova nel 1963, si è laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università degli Studi di Genova e presso il medesimo ateneo ha conseguito il Dottorato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1989 fornisce supporto presso la stessa Università alle attività didattiche per diversi corsi attinenti all’Ingegneria dei Trasporti. Socio dal 1990 del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani (C.I.F.I.) è stato Delegato della Sezione di Genova di tale Collegio dal 1998 al 2006. È autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche nel campo dell’Ingegneria dei Trasporti e del libro “Tecnologie dei trasporti e territorio” insieme al Prof. Giuseppe Sciutto. Dal 1992 è docente di Elettronica e materie affini presso l’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore Einaudi-Casaregis-Galilei di Genova.