di Marco Galaverna

La linea ferroviaria Sampierdarena – Ovada fu convertita dall’originaria elettrificazione trifase a quella in corrente continua nel 1964 mentre la linea Ovada – Acqui Terme, meno trafficata, passò alla corrente continua soltanto nel 1974. La minore importanza della sezione Ovada – Acqui rispetto all’itinerario Genova – Ovada – Alessandria era testimoniata anche dalla differenza nei sistemi d’esercizio: mentre l’itinerario principale era attrezzato col blocco elettrico manuale, di tipo FS, la sezione per Acqui conservava l’antico sistema della dirigenza unica.

Quindi Ovada fu per ben dieci anni una stazione bicorrente. Con questo termine s’intende una stazione in cui convergono linee ferroviarie elettrificate con sistemi diversi, ad esempio una in corrente continua e una in corrente alternata. Questa è una situazione che oggi si verifica soprattutto nei transiti internazionali, come a Domodossola e Chiasso, al confine fra Italia e Svizzera, o Brennero e Tarvisio, al confine con l’Austria. Ma, specialmente in passato, si verificava anche all’interno delle reti nazionali che avevano, o hanno tuttora come in Francia, diversi sistemi di trazione elettrica.

Le stazioni bicorrenti si distinguono fondamentalmente in due tipi in base alla presenza o all’assenza del traffico di transito. Se nessun treno proveniente dalla linea elettrificata col primo sistema prosegue su quella elettrificata col secondo sistema, allora si possono realizzare gli impianti come se nel medesimo piazzale ci fossero due stazioni separate: un fascio di binari elettrificati in un modo e un secondo elettrificato nell’altro, senza reciproche connessioni. Si tratta d’un caso non comune, ma che si trova ad esempio dove s’incontrano linee ferroviarie che, oltre ad avere differenti sistemi di trazione elettrica, hanno pure scartamento diverso.

Invece a Ovada era prevalente il traffico di transito, come oggi nelle stazioni di confine, in cui molti treni provenienti dal primo sistema di trazione elettrica debbono proseguire, sullo stesso binario, verso una linea elettrificata con un altro sistema. L’impiego di locomotive bicorrenti [1] non risolve ogni problema, perché occorre garantire la circolazione anche ai mezzi che tali non sono, e poi le linee aeree alimentate a tensioni diverse debbono essere continue dal punto di vista geometrico e meccanico ma elettricamente isolate fra loro.

La soluzione consiste nella posa di un tratto neutro, cioè senza alimentazione elettrica, di linea di contatto tra i due sistemi, normalmente posto nella zona centrale della stazione, di fronte al fabbricato viaggiatori: i treni superano il tratto neutro movendosi per inerzia.

A Ovada, e in altre stazioni italiane, la situazione era resa più complicata dal fatto che la conduttura in continua è a singolo filo mentre quella trifase era a doppio filo. Nel tratto neutro, i due fili venivano allora gradualmente avvicinati fra loro. Nella Figura 1 si scorge appunto la parte di piazzale in cui le mensole con un solo isolatore, più vicine, sono seguite dalle mensole con due isolatori, per la linea bifilare; sullo sfondo s’intravede una locomotiva E.431.

Nella Figura 2, fotografia ripresa nel 1975, il piazzale di Ovada, innevato e illuminato da un suggestivo sole invernale, è ormai tutto elettrificato in corrente continua ma la palificazione e le mensole sono ancora quelle del sistema trifase, con la rudimentale sospensione trasversale, senza catenaria, e coi fili ravvicinati.

[1] M. Galaverna, “Questioni di parole”, Rivista Superba n. 6/2018

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio Maurizio Cartosio per aver messo a disposizione la fotografia scattata dal suo papà, di rilevante valore storico e qui riprodotta nella Figura 1.

Ringrazio Angelo Malaspina per la bella istantanea qui riprodotta nella Figura 2.