di Marco Galaverna
Nel nodo di Genova, che si trova al centro di linee tutte elettrificate, la presenza della trazione Diesel è sempre stata piuttosto marginale, con l’eccezione del periodo della conversione dal sistema a corrente alternata trifase a quello a corrente continua, avvenuta tra i sessanta e i cinquant’anni fa.
L’ultimo treno passeggeri effettuato regolarmente a trazione Diesel che raggiungeva la Superba fu la coppia di espressi Biella – Genova Brignole e viceversa, che percorreva le tratte non elettrificate Biella – Santhià e Valenza – Casale – Vercelli [1]. Elettrificata la Valenza – Casale nel 1986, la coppia di espressi fu soppressa, col disappunto dell’utenza piemontese che perse un comodo collegamento diretto con la Riviera (periodicamente, il servizio in passato veniva prolungato a Sestri Levante). Più o meno ufficialmente, il treno fu cancellato per evitare lunghi percorsi a trazione Diesel su linee elettrificate; sulla stampa dell’epoca, e riporto la notizia per completezza storica senza prendere posizione, si ipotizzò la volontà di favorire gli autoservizi paralleli, di imprese private, a scapito della ferrovia statale.
Negli ultimi anni, per il Biella – Genova si usarono le automotrici ALn 663, allora molto recenti; in precedenza, si vide l’impiego di ALn 668 e delle signorili ALn 773. In ogni caso, giunte nel capoluogo ligure verso le nove del mattino, le automotrici riposavano nel Deposito a Terralba fino alla sera, non svolgendo alcun servizio per tutto il giorno, prima di ripartire verso Biella per la corsa del rientro. Parcheggiate su un binario lato San Fruttuoso, le vedevo quasi quotidianamente dal corso A. Gastaldi, allorché mi recavo alla Facoltà di Ingegneria, da studente, negli anni Ottanta.
La prima volta che mi capitò di parlare delle ALn 773 con un ferroviere, questi mi disse: “Sono come le ALn 772 ma col motore sotto cassa”. L’affermazione mi lasciò perplesso: avendo allora poche cognizioni tecniche, non capivo come automotrici rumorose progettate anteguerra, in livrea castano – isabella, quali le ALn 772, potessero essere accostate alle più nuove ALn 773 dall’elegante livrea pergamena – grigio azzurro. Ma il mio giudizio era superficiale e non consideravo il punto di vista di chi guidava quelle macchine ogni giorno: la condotta delle ALn 773, prive di cambio meccanico perché dotate di convertitore di coppia idrodinamico, era in effetti più simile a quella delle ALn 772 (peraltro del medesimo costruttore OM) che a quella delle diffusissime ALn 668 FIAT, dotate di un cambio a quattro o cinque marce di derivazione camionistica.
Concepite per servizi a medio e lungo raggio con un buon livello di confort, le ALn 773 furono costruite in settanta unità fra il 1956 e il ’62 e inizialmente furono destinate a treni di una certa importanza, soprattutto direttissimi in Sardegna, sulla Ionica, in Pianura Padana e intorno a Roma. Non avevano però doti di “scalatrici” e, appesantite da carrozze intermedie rimorchiate, sulle linee con qualche acclività i loro limiti erano evidenti [2].
Sulla Succursale dei Giovi, in salita, la velocità d’impostazione del Genova – Biella, come ricavo dal Fascicolo Orario 1983 – ’85, era di appena 50 km/h. Ancora più modeste dovevano essere le prestazioni su quello che è stato, forse, il collegamento più prestigioso svolto per più anni dalle ALn 773, la Freccia della Versilia, fra Verona, Brescia e Pisa, importante per il traffico turistico, che comportava il transito su tratte non elettrificate, come Brescia – Cremona e Piadena – Parma. Nel senso pari, fra Aulla, Pontremoli e la galleria di valico, le pendenze sul 25 per mille riducevano la velocità di crociera, nella migliore delle ipotesi, a 45 – 50 km/h ovvero, in caso di difficoltà, richiedevano l’ausilio di una locomotiva elettrica E.636. Anche quel servizio, tra l’altro, comprendeva una lunga percorrenza di mezzi Diesel sotto la catenaria elettrificata.
Concludo con un ricordo personale: l’ultima volta che mi accadde di viaggiare su una ALn 773. Fu nel 1993, con un modesto Pavia – Codogno effettuato da un’automotrice isolata. Trattandosi d’un servizio di sola seconda classe, il compartimento di prima classe era accessibile col biglietto di seconda, e così potei gustare il lusso di una comoda e ampia poltrona rivestita di velluto, dalle arrotondate forme d’altri tempi, memore di ben altri e importanti treni del passato.
[1] M. Musso, F. Scrivia, “Radiografia di un treno”, Rivista Voies Ferrees ed. italiana, n. 28/1986
[2] S. Pautasso, “Automotrici ALn 773”, Rivista Italmodel Ferrovie, n. 226/1979