Editoriale di Superba n. 3 del 2017, di Alessandro Cabella
Ricordiamo il “25 Aprile”, Giornata della Liberazione, punto di arrivo della storia dell’antifascismo, successiva base di partenza per la costruzione della nostra Repubblica.
Sono trascorsi ormai 72 anni da quel giorno del 1945, ma è importantissimo rammentare questa ricorrenza, soprattutto alle giovani generazioni che non devono ignorare le loro radici e l’origine della libertà di cui oggi possono godere. Non debbono restare indifferenti ai tentativi di togliere loro dalla mente – o peggio, di distorcere – il significato del 25 aprile 1945.
È stato il giorno del riscatto della dignità nazionale, difesa dalla sopraffazione imposta da una dittatura che aveva spinto l’Italia nel baratro di una terribile e sanguinosa guerra mondiale: distruzione, morti, massacro di innocenti e – ultimo atto – guerra civile.
Dedico queste poche righe ai giovani e a coloro che, appartenenti ai movimenti di Resistenza contro l’occupazione, sacrificarono la loro vita combattendo con spirito di sacrificio contro un esercito organizzato. Molti morirono o furono deportati nei lager nazisti per aver creduto in un avvenire migliore. Ricordiamo anche gli operai che, con gli scioperi, costituirono l’elemento decisivo per il risveglio delle coscienze intorpidite da vent’anni di dittatura.
Esaltiamo la Liberazione, difendendola da ogni distorsione dai valori che rappresenta, dal revisionismo, da tutte le aggressioni che vengono portate alla nostra Libertà, cercando di manometterne i pilastri fondamentali.
Consideriamo ora il diritto al lavoro, laddove la Costituzione parla di “Repubblica fondata sul lavoro”. Occorre rileggere il dibattito che portò la Costituente alla formulazione di quell’articolo per capire l’importanza fondamentale che aveva il tema del lavoro nell’idea di ricostruzione dell’Italia dalle macerie della guerra. Non possiamo dimenticare l’articolo 11 della Costituzione: il ripudio della guerra come strumento di offesa; il diritto alla salute, gratuita e pubblica; il diritto ad una scuola pubblica efficiente e veramente formativa. La valenza dell’interesse pubblico nell’economia, con la gestione dei servizi essenziali nei settori strategici, esercitata nello spirito dell’interesse generale.
Il ruolo del 25 aprile sembra affievolirsi nell’arena delle attuali battaglie politiche, è invece più presente nella riflessione degli storici. Più che soffermarsi sull’“evento” (insurrezione delle città del nord, regolamento dei conti con i fascisti, uccisione di Mussolini) la ricerca tende oggi a inserire quella data nel contesto più ampio della crisi italiana apertasi con il crollo dello Stato nazionale, 8 settembre 1943 e conclusasi con le elezioni politiche il 18 aprile 1948. Fu certamente un percorso segnato da lutti e povertà, ma che oggi può essere letto come il travaglio di un popolo che nella sofferenza si congeda dalla dittatura e da un regime tirannico per riscoprire la gioia profonda della Libertà e della Democrazia.
Genova fu fra le città liberate direttamente dai partigiani, una città fiera nella lotta di Liberazione e ricorda con orgoglio i suoi martiri.
Ricordare il 25 aprile è ricordare la Storia, considerando quella data come la pagina più bella, scritta grazie al sacrificio di quella generazione che ha saputo ricostruire l’Italia; una generazione della quale, nella moderazione spontanea della nostra realtà, vorremmo esserne degni.