DI LUANA ROSSINI – CAPOREDATTORE “SUPERBA”

“La Guerra è la lezione della Storia che i popoli non ricordano mai abbastanza”

In Corso Aurelio Saffi, dopo il palazzo della Questura, si trova un particolare edificio con lo stesso stile, tipico dell’architettura del ventennio fascista ben rappresentata anche da altri palazzi di via Brigata Liguria. Si tratta della costruzione nota come “La Casa del Mutilato” eretta nel 1937 dall’architetto Fuselli e inaugurata nel maggio del 1938 alla presenza del Duce in persona. La struttura era stata eretta per ospitare l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, quelli reduci dalla cosiddetta Grande Guerra, senza pensare ai mutilati reduci dalle campagne colonialiste e ai disastri che avrebbe portato da lì a qualche anno un’altra guerra mondiale. La facciata, a bande marmoree bianche e nere, tipiche delle chiese e dei palazzi delle antiche e nobili famiglie genovesi, riporta la frase che dà il titolo a questo editoriale “La Guerra è la lezione della Storia che i popoli non ricordano mai abbastanza”. Una lezione valida, purtroppo, perché se Mussolini non la seppe (e non la volle) far sua, oggi, mentre scrivo, ci sono guerre e segnali di allargamento delle stesse estremamente preoccupanti. 

È nota una frase latina tra le più fraintese se ci si ferma alla superficialità della traduzione: “Si vis pacem, para bellum”, attribuita al filosofo e scrittore latino Vegezio. In italiano la frase si traduce approssimativamente “Se vuoi la pace, preparati alla guerra”, che riflette un principio fondamentale della strategia militare e della diplomazia. Il suo significato profondo può essere interpretato in diversi modi:

1. preparazione come deterrente: la preparazione militare può dissuadere potenziali aggressori e contribuire a mantenere la pace. Mostrare la capacità e la determinazione di difendersi può scoraggiare altri dall’intraprendere azioni ostili;

2. realismo: riconosce che in un mondo dove esistono conflitti e rivalità, la pace può essere mantenuta solo attraverso una forte deterrenza militare. In altre parole, la pace è spesso il risultato della capacità di difendersi efficacemente;

3. autoconservazione: è nella natura umana e degli Stati cercare la sicurezza e la protezione dei propri interessi. Prepararsi alla guerra è una forma di autoconservazione, volta a garantire la sicurezza e la stabilità;

4. critica alla debolezza: può essere interpretata come una critica alla passività; sottolinea che la pace non può essere ottenuta semplicemente desiderandola, ma richiede azioni concrete e, talvolta, la volontà di difendere la propria sicurezza. La pace non si può ricordare e pretendere quando la guerra è alle porte: la pace va costruita sempre, in modo razionale e non passionale. Il mondo, da quando esiste l’uomo, è fatto di conflitti, di sopraffazioni, di paesi che, potendo, aggrediscono quello più debole. Mantenere un equilibrio pacifico è compito di una politica seria, di alleanze e di diplomazia. 

 

* Per approfondire questa tematica, vi invito a leggere l’articolo Mi dichiaro un pentito della Nato: 75 anni di storia non hanno insegnato nulla? di Federico Rampini