di Roberto Cesario – segretario Orsa Liguria

In questi giorni le spiagge sono affollate e il centro storico di Rapallo, con le sue viuzze caratteristiche, è preso d’assalto da turisti e vacanzieri, alla ricerca degli ultimi saldi. Tutti alla sbarazzo! Si vedono poche mascherine: soltanto qualche signore anziano,  immerso nella folla, meno sprovveduto dei tanti che cerca di proteggersi con una FFP2. Anche sui treni, dove è sempre obbligatorio indossare la mascherina, frotte di ragazzi si fanno un baffo delle norme, con buona pace del povero e malcapitato capotreno che rischia, oltretutto, di prendersi insulti se non peggio qualche schiaffone, se solo prova a far rispettare le regole imposte dalle ultime disposizioni di legge.

D’altronde le ferree regole sono state allentate di molto, e finalmente i cittadini, stanchi e stremati dal lungo periodo di restrizioni, si godono una delle estati più calde degli ultimi decenni.

Ma in realtà il virus, questo maledetto Covid 19, continua a circolare tra di noi, e i bollettini, sebbene molto più in sordina, snocciolano quotidianamente i dati dei contagi, dei ricoveri, delle terapie intensive e soprattutto delle vittime che, seppure ultimamente in numero ridotto, rimangono sempre tante, troppe.

E non c’è estate e caldo che tenga: il virus continua a trasformarsi, sempre più  contagioso sebbene meno virulento, e l’ultima variante si diffonde velocemente. Abbiamo sbagliato a rompere le righe troppo velocemente? È presto a dirsi, lo sapremo soltanto questo autunno, quando si prevedono nuove ondate. Intanto già da adesso si stanno predisponendo nuove campagne vaccinali, la quarta dose per gli over sessanta è già attiva e consigliata.

Alla mente mi sovviene il periodo più critico e angosciante che solo poco tempo fa abbiamo dovuto affrontare, dove colonne di mezzi dell’esercito trasportavano le bare di tanti malcapitati, che non sono sopravvissuti al virus. Ricordo alcuni amici e conoscenti che ci hanno lasciato senza il conforto dei loro cari, in completa solitudine. Ricordo la mia esperienza personale, che mi ha visto finire in ospedale per alcune settimane in reparto Covid, e l’angoscia e le preoccupazioni vissute in quel periodo.

E ancora le battaglie che come sindacato abbiamo fatto per prevedere la possibilità per la categoria dei ferrovieri di accedere in tempi brevi alla campagna vaccinale, in quanto categoria di lavoratori maggiormente a rischio. 

Sembra tutto ormai lasciato dietro alle spalle, come un vecchio film in bianco e nero e gracchiante dimenticato in qualche cassetto che nessuno vuole più rispolverare e vedere.

Ma non dobbiamo commettere il rischio di dimenticare, perché il passato può diventare il nostro futuro prossimo se non preparati per tempo. Come disse un saggio, prevenire è meglio di combattere.

E di combattimenti, in questo periodo dove oltretutto la guerra imperversa a pochi chilometri di distanza da noi, ne abbiamo piene le tasche.