di Franco Ravera
Parto da lontano… La nostra storia nasce e finisce il 14 di agosto del 2018 da una appartenenza, la Via di residenza.
E proprio la Via, quella con le c.d. “case dei ferrovieri” intitolate a Enrico Porro, fu dedicata proprio a un pioniere delle linee ferrata, progettatore della prima linea ferroviaria della Liguria- Piemonte quasi a ribadire questa sua vocazione.
Essere stati abitanti di questo quartiere, anche nel crollo e nel post crollo, ci ha sicuramente aiutato a cementare questa rete solidale che ad oggi è smarrita e deve essere ricercata per molti.
Questa appartenenza ci ha cementato ci ha fatto solidarizzare, riunire e partecipare perché volevamo ben prima del ponte Morandi, essere anche noi informati e coinvolti nelle decisioni.
Il 15 di ottobre è iniziata l’udienza preliminare del processo per il crollo della pila 9 del ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone, lo sgombero di 266 famiglie, la perdita di posti di lavoro e un’economia – quella della Valpolcevera – in affanno.
Per noi ex sfollati Il trauma dell’accaduto in molti è ancora presente, l’uscire dalle nostre case, la perdita di quella socialità di quelle consolidate amicizie che si tramandavano da padre a figli, deve ancora metabolizzarsi.
Ma la strada è ancora lunga e sicuramente ne verremo fuori e ci potrà essere di aiuto e di consolazione se la Giustizia farà il suo corso e individuerà i colpevoli di questo disastro: dirigenti, funzionari, tecnici, che seguendo supinamente la logica del profitto (meno spendere per fare più utili) del loro “datore di Lavoro” hanno permesso che questo accadesse.
È sintomatico di questi comportamenti reiterati nel tempo un dato uscito dalle indagini preliminari dei Magistrati e riportato dalla stampa: fatte 100 le risorse economiche spese, tra il 1982 e il 2018, per la manutenzione del ponte, il 98% fu speso dal concessionario pubblico (dal 1982 al 1999) e solo circa il 2% (dal 1999 al 2018) dal concessionario privato che, di contraltare, aveva chiuso i propri bilanci in quei periodi, distribuendo utili ai propri azionisti.
Il crollo del Morandi è stato forse l’esempio, il paradigma, della mancata (o voluta) incapacità, per pura opportunità economica, di affrontare i problemi, di rinviare sine die, affidandosi sempre alla buona sorte ed al mancato (o omesso) controllo di chi doveva controllare, e in questo caso come per altri questo ha comportato che troppi drammi si sono ripetuti. Questo non deve mai più succedere!