di Mimma Certo
Ricordate nel numero scorso l’articolo di Flavia Cellerino a proposito delle vacanze… Italiane?
Sambuco in Valle Stura di Demonte (CN) si trova lungo i sentieri di pastori, contrabbandieri e partigiani. Decido di partire insieme ad altre amiche per immergerci in questa vallata, con escursioni che spaziano dalle Alpi Marittime, alle Cozie, pregustando già la storia di questi luoghi.
Scegliere un viaggio lungo o breve che sia, organizzato da Flavia Cellerino è sempre una garanzia. La sua professionalità e conoscenza ci rende sicuri. Durante il percorso per raggiungere la meta, ci fornisce notizie geografiche, storiche e cultuali dei luoghi che visiteremo. Il programma consente di fare belle escursioni ma mi incuriosice la visita a Paraloup, la mitica borgata partigiana, luogo di memoria legato a figure simbolo della nostra Resistenza come Nuto Revelli, Giorgio Bocca, Duccio Galimberti, Dante Livio Bianco, Leo Scamuzzi.
Paraloup è stato un luogo di partenze, ma anche un importante approdo, luogo di formazione politica, laboratorio di democrazia, come nel 1943 quando la borgata ospitò la banda partigiana “Giustizia e Libertà” Oggi Paraloup torna ad essere un virtuoso punto di partenza per la diffusione di una cultura sostenibile e creativa della montagna.
Grazie a Marco Revelli e Beatrice Verri, rispettivamente presidente e direttrice della Fondazione Nuto Revelli, è stata progettata la gestione di questa borgata, situata a 1360 metri nel comune di Rittana.Qui si trova il “Museo dei Racconti” una sala multimediale con foto, video interattivi che raccontano il vissuto di questi luoghi. Una storia intensa, appassionante che fa rivivere “le stagioni” di Paraloup con le emigrazioni, la vita contadina, la Prima Guerra Mondiale, il fascismo e gli anni della lotta partigiana.
Leggiamo che «parlare di confini in Valle Stura significa narrare il territorio, la montagna: significa raccontare la storia dei percorsi migratori di uomini e donne alla ricerca di una vita migliore, di pastorizia, di transumanza e di contrabbando. La frontiera italo-francese della Valle Stura è sempre stata storicamente molto transitata. L’esperienza migratoria era come una prova per entrare nella vita adulta. La cultura della mobilità, questo desiderio irrefrenabile di partire per una ascesa sociale qui era visto come una prova per entrare nella vita adulta, Chi non era emigrato non era un uomo. Per le genti della valle, l’emigrazione era un fatto normale».
Commovente la storia delle donne che dopo la fine della seconda guerra mondiale vogliono riscattarsi lasciando la vita nei campi, per scendere a vivere e lavorare in città. Arriva la Michelin, la Ferrero..un’altra vita per tutti. Ma per quegli uomini che decidono di restare a continuare la vita di sempre si presenta la solitudine. I primi matrimoni misti risalgono alla fine degli anni cinquanta quando i commercianti di bestiame che si recavano nel sud Italia, in particolare in Calabria. misero in comunicazione due mondi: quello degli uomini scapoli delle vallate e quello delle donne nubili del sud. Saranno “i bacialè” i piazzisti dei matrimoni, che passando da una cascina all’altra offrono in sposa le donne del sud, portando con sè come “campionari” albun di fotografie. Queste donne disposte a sposarsi per procura e venire a vivere in queste valli, assicureranno così la continuità della vita contadina.
Come calabrese, questa storia mi ha emozionato e non mi ha lasciato indifferente. Pensavo, chissà, se il “bacialè” si fosse spinto sulla costa tirrenica e non si fosse fermato nell’entroterra, io sarei nata in Valle Stura?