di Luana Rossini
Sul mio smartphone, come per la maggior parte di noi, c’è un’icona blu con la “F” di Facebook: è un social, come si usa dire. E spesso arrivano direttamente sullo schermo le notifiche con le richieste di amicizia e di iscrizione ai gruppi.
Qualche tempo fa ricevo una richiesta, quella di far parte di un gruppo ma, prima di accettare, decido di pensarci su qualche giorno perché si tratta di un gruppo importante, che conosco da tempo. Dimenticavo: la richiesta non arriva tramite Facebook ma per telefono, è reale, non virtuale e la “faccia” di chi mi parla la conosco bene e non tramite “book”.
Ho detto sì perché, come figlia di ferroviere, il mio primo vero ricordo legato al DLF risale a oltre 40 anni fa quando, in un cinema, ci consegnarono la calza della Befana: una calza per tutti, senza differenze fra il figlio dell’operaio e il figlio del capo reparto.
Ne approfittiamo per ricordarvi che il DLF di Genova è (anche) su Facebook: cliccate qui e mettete “mi piace” alla pagina!
Ricordo ancora il film, “La torta in cielo” (1973 – da un racconto del grande Gianni Rodari).Se scrivo questo editoriale significa che alla fine ho accettato di far parte di questo particolare “gruppo”, il Dopolavoro Ferroviario di Genova, come nuovo consigliere, un “gruppo” in cui il social è sociale davvero, perché da tantissimo tempo si occupa di noi e di tutti i nostri bisogni e interessi.
Poi, se vado avanti nel tempo, ricordo i corsi di tennis, le gite, l’agenzia di viaggi, i soldi per l’acquisto dei libri scolastici e allora mi sono chiesta se avrei potuto, per una volta, fare io qualcosa per il DLF ed ecco il perché del mio assenso. Quando penso alla ferrovia, la immagino come una grande famiglia, dove ci stanno tutti, anche i parenti che non ti vanno a genio, quando penso al DLF, invece, mi immagino una famiglia con i parenti che inviterei alla cena di Natale. Ringrazio, quindi, le persone da cui ho ricevuto questo prezioso invito con la promessa di essere un ospite di cui andare fieri.