di Simone Farello
Il vostro treno parte tra poco, ma avete ancora qualche minuto per scegliere un regalo nella vostra libreria della stazione. Quindi dobbiamo pensare alle storie, alle belle storie. Proviamo, per un attimo a visualizzare questa immagine.
È ambientata in una strada della periferia di Parigi di fine ottocento. Sono ancora tanti quelli che non sanno leggere, ma sono sempre di più quelli che imparano. I giornali o, meglio, le gazzette, sono molto diffuse e sta diventando impossibile far finta di non sapere quello che succede intorno a noi. Tutti i giorni qualcuno, di solito è un uomo giovane, raccoglie attorno a sé tutti gli analfabeti e legge le notizie a voce alta, interrompendosi per lasciare spazio alle polemiche. Poi, quando le notizie sono finite ed ognuno ha detto la sua, inizia a leggere il romanzo di appendice, il romanzo a puntate. Può essere, ad esempio, ‘Arsène Lupin’ o ‘Il Conte di Montecristo’. Quando arriva quel momento nessuno parla più, sono tutti attenti alla storia, alle avventure degli eroi e dei loro persecutori; dei ricchi malvagi e dei vendicatori degli oppressi; delle donne coraggiose e dei ladri gentiluomini. La storia dura sempre troppo poco e lascia tutti in sospeso. La sera si commentano gli sviluppi dell’avventura mentre si cena e molti fanno fatica a prendere sonno per l’ansia di sapere cosa succederà nella prossima puntata.
Antonio Gramsci e Rudyard Kipling
È un’immagine che colpirà anche un insospettabile come Antonio Gramsci, che nella sua cella farà due cose. Innanzitutto scriverà nei suoi ‘Quaderni’ pagine bellissime sulla cultura popolare e sull’incapacità degli intellettuali italiani di abbandonare il loro aristocratico idealismo, spregiando ciò che al popolo piace e rifiutandosi di accettare che un proletario sia una persona dotata di un intelletto che può essere formato con un’educazione alla semplicità della bellezza e non una bestia che non potrà mai riconoscerla. In secondo luogo, nelle lettere che dal carcere manda ai suoi figli, non descrive la sua condizione di prigioniero ma racconta loro delle storie, come se papà fosse lì, accanto al letto, a leggergliele per farli addormentare. Storie di Rudyard Kipling, ad esempio, con la nobile mangusta Rikki-tikki-tavi che sconfigge il perfido serpente.
Quelle lettere e quelle storie erano raccolte in un libro “L’albero del riccio”, che fece successo come libro per l’infanzia e meriterebbe di finire sotto molti alberi di Natale.
È il primo libro che ho letto da solo. Poco più grande ho letto “Capitani coraggiosi”, perché volevo leggere Rudyard Kipling: la mangusta non c’era ma finii il romanzo in due giorni, tanto era avvincente la storia che raccontava. I “Quaderni del carcere” li ho studiati all’università e penso di non dire un’eresia affermando che non c’è più Gramsci in questi che ne “L’albero del riccio” ma che con le storie si diventa persone e con libri come i “Quaderni” si diventa adulti consapevoli di questo essere persone e dell’importanza di non rinunciare alle storie. Se Gramsci ci avesse rinunciato non avrebbe avuto molto da scrivere ai suoi figli. Per fortuna anche molti scrittori hanno imparato questa lezione ed hanno scritto i libri che è bello ricevere in dono.
Quali libri regalare?
Quindi consapevoli dei rischi che corriamo proviamo a consigliare qualche libro da regalare (cliccare qui per i titoli). Sono romanzi vecchi e romanzi nuovi anche se non siamo andati più indietro del XX secolo. Sono romanzi oggi poco noti nel nostro Paese, anche se sono stati molto apprezzati in passato o in patria ed alcuni hanno addirittura vinto dei premi importanti. Questo loro essere stati persi di vita li rende immuni da alcuni dei difetti su cui vi abbiamo messo in guardia ed in particolare è difficile che siano già stati acquistati e letti da colui o colei a cui li regalerete. Può succedere, ma di fronte a una rarità l’amico lettore compenserà la delusione con il riconoscimento della vostra attenzione per lui: la gratitudine sarà grande e molta sarà anche la stima che vi verrà rivolta. Sarà comunque un buon Natale.
L’unico problema è che essendo romanzi finiti nel dimenticatoio o editorialmente datati, spesso sarà difficile trovarli in libreria, soprattutto nella libreria di una stazione. Ma questo non è necessariamente un male. Come abbiamo ricordato all’inizio, dal Ponte dell’Immacolata sino alla Vigilia le librerie diventano una mala bolgia inospitale, piena di gente suscettibile e con temperature torride che vi fanno sudare rischiando così delle brutte influenze quando uscite all’esterno impattando con le basse temperature dicembrine. Potete quindi evitarle e ordinarli, al libraio che vi è più simpatico, sapendo che anche se arriverà dopo il 25 il vostro amico lettore apprezzerà.
Una buona parte dei romanzi suggeriti sono americani e ovviamente c’è un motivo. Ma è un motivo così da critici e da accademici che ve lo risparmiamo limitandoci a invitarvi a prendere atto di un fatto difficilmente contestabile: quando c’è da scrivere delle belle storie gli Americani sono bravi, molto bravi. Sono quasi tutti romanzi lunghi: quando una storia è bella e divertente è meglio che duri a lungo.
Le antologie: “compilation” dei libri più belli
Sono romanzi che mi sono piaciuti, che mi piacerebbe molto ricevere in regalo se non li avessi già letti. Del resto tra le tante cose che sono passate di moda ci sono le antologie (resistono solo quelle di racconti polizieschi, che spesso sono solo archibugi di mercato). Stanno proliferando, negli scaffali delle librerie, molti vademecum sulla lettura, come se leggere elenchi di titoli organizzati in un canone facesse davvero venir voglia di leggere a qualcuno che non già legge.
Leggere, lo ripetiamo, non è obbligatorio, e solo incontrare un bel libro potrebbe convincere un non-lettore che forse potrebbe valere la pena continuare. Le antologie servivano a questo, e se è vero che le antologie del liceo di una volta erano spesso una mummificazione della cultura, una raccolta di fossili polverosi incapaci comunicare alcunché agli studenti e, soprattutto, un’arbitraria selezione di autori e testi fatta da quegli intellettuali ingrugniti di cui abbiamo abbondantemente parlato, il problema ancora una volta erano i contenuti e non la forma. La parola antologia viene dalla congiunzione di due termini greci antos e lego. Antos significa fiore, lego significa raccogliere.
L’antologia è una raccolta dei fiori più belli; un mazzolin di rose e viole, di tulipani e gigli rossi, di orchidee e gladioli. Pensateci un secondo: chiunque di voi sia nato prima degli anni ’80 ha regalato almeno una volta a una ragazza o ad un ragazzo una cassettina (per i giovani: era un sottile rettangolo di plastica con due buchi nel mezzo intorno al quale si arrotolava un nastro di celluloide. Inserite in appositi supporti fonografici riproducevano il suono che era stato sovrimpresso in origine oppure in casa importandolo da dischi in vinile o altre musicassette) con la compilation delle proprie canzoni preferite. La chiamavamo compilation ma era esattamente un’antologia. Un mazzo di canzoni, sentito e bello come un mazzo di fiori, solo che non appassiva.
Un’antologia di testi, autori, titoli è quindi qualcosa che viene dal profondo del cuore e che dice sul valore che si attribuisce ai libri molto di più che tante parole a vanvera, magari molto complicate.
Se mi sono permesso di scrivere questa guida è solo perché ho letto e continuo a leggere tantissimo e quando una storia ben scritto mi diverte e “mi prende” mi sento meglio. Come se fosse Natale.
La scelta, ovviamente, è stata difficile. Perché ogni scelta comporta un sacrificio, ovvero la rinuncia a tutte le storie che non rientrano in questo elenco e pure se lo sarebbero meritato. Ma del resto l’unica lista che conta, è la vostra.
Buon Natale e buona lettura.
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Simone Farello, già assessore e consigliere comunale di Genova, scrittore e blogger (“Simone Farello simply a reader”) scrive per “Superba” una serie di recensioni incentrate proprio sul mondo dei treni.