di Marco Galaverna

Oltre a quello di Multedo, è esistito a Genova almeno un altro attraversamento fra rotaie tranviarie e rotaie ferroviarie, situato lungo via Piacenza in località Gavette, tra Staglieno e Molassana. Qui, rispetto all’attraversamento di Multedo, la priorità storica è invertita: prima arrivarono le rotaie del tram, della linea 12, e in un secondo tempo quelle del treno.

Oggi la Val Bisagno è l’unica grande direttrice dell’espansione urbana genovese priva di trasporto su ferro: vi sarebbe passata la ferrovia Genova – Piacenza, i cui progetti, sviluppati tra l’ultimo Ottocento e il primo Novecento, rimasero però sulla carta. Dopo lo smantellamento delle tranvie urbane, completatosi proprio con la linea 12 alla fine del 1965, nessuna delle varie proposte a favore del ritorno delle rotaie è stata finora attuata.

Ma, in un passato non troppo lontano, lungo le sponde del Bisagno correva una linea ferroviaria, sia pure breve e limitata al servizio merci.

Genova si caratterizza, rispetto alle altre grandi città italiane, per una più marcata diversità tra i vari quartieri, in termini di prevalente destinazione d’uso delle aree, di scelte urbanistiche e di paesaggio. In buona parte, le basi di questa eterogeneità vanno cercate nelle politiche di sviluppo urbano perseguite dopo l’annessione dei sei “comuni orientali” decisa nel 1873: per approfondire l’argomento si legga, ad esempio, il testo [1]. Nella visione ottocentesca della città, la Val Bisagno veniva destinata, oltre alla ovvia funzione abitativa, peraltro sotto la pressione di un forte aumento della popolazione, a ospitare servizi di pubblica utilità: non casualmente vi troveranno posto il mercato ortofrutticolo (in corso Sardegna, recentemente spostato a Bolzaneto), lo stadio, il carcere, il cimitero monumentale, i macelli e le officine del gas.

Tutte queste installazioni, cui vanno aggiunti insediamenti industriali piccoli e medi, originavano una domanda di trasporto di merci che si pensò di soddisfare con l’impianto di una ferrovia. Questa si dipartiva dallo scalo FS di Terralba, attraversava piazza Giusti e percorreva il corso Sardegna, per poi seguire la sponda orografica sinistra del torrente Bisagno fino all’odierno piazzale Bligny, per una lunghezza di circa 4800 m. All’altezza della località Gavette era situata una diramazione che, grazie a un ponte oggi scomparso, attraversava il Bisagno e raggiungeva le Officine del Gas dell’AMGA, le quali, utilizzando il carbone per la produzione del cosiddetto “gas di città”, generavano la maggior parte del traffico. Una descrizione più dettagliata del percorso si trova nella pubblicazione [2].

Costruita nel 1925, la ferrovia fu in esercizio per quarant’anni. Infatti, cessata la produzione del “gas di città” con la conversione degli impianti alla distribuzione del metano, venne meno la necessità del trasporto di carbone, principale motivo di sussistenza della nostra linea. Conseguentemente, la “Ferrovia delle Gavette” fu chiusa nel 1965.

Peraltro, con l’aumento del traffico stradale, l’esercizio del binario nel tratto in sede promiscua avrebbe causato crescenti problemi di viabilità. Anche in altre città italiane, vari raccordi ferroviari che utilizzavano tratti più o meno lunghi di sede stradale furono chiusi nei decenni scorsi. A Genova e dintorni, non pochi sono i binari industriali abbandonati dal dopoguerra a oggi, soprattutto a Ponente, nella zona del porto e lungo il Polcevera. Alcuni hanno lasciato tracce sul territorio, altri sono difficili da ricostruire.

Della “Ferrovia delle Gavette” restano ben pochi segni. Il sito industriale dell’AMGA esiste ancora e non sappiamo se al suo interno sopravviva qualche rotaia. All’esterno, lungo la via Piacenza, si osserva una costruzione abbandonata che ha l’aspetto di un casello ferroviario (si veda la foto) e che, sul fronte, reca la scritta “N. 1”, leggibile sebbene assai sbiadita. Tuttavia, secondo la ricostruzione del tracciato contenuta nel sito Internet [3], la “Ferrovia delle Gavette” non avrebbe toccato il luogo dell’edificio in questione. Quindi, si tratterà davvero di un ex-casello ferroviario? Invitiamo i lettori di questa rubrica in possesso di informazioni a comunicarle presso la nostra redazione.

 

[1] E. Poleggi, P. Cevini, “Le città nella storia d’Italia – Genova”, Laterza 1992.

[2] Alessandro Sasso, Claudio Serra, “La Ferrovia delle Gavette”, Rivista Mondo Ferroviario, n. 154, aprile 1999.

[3] sito Wikipedia Binario_industriale_della_val_Bisagno.
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Marco Galaverna

Nato a Genova nel 1963, si è laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università degli Studi di Genova e presso il medesimo ateneo ha conseguito il Dottorato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1989 fornisce supporto presso la stessa Università alle attività didattiche per diversi corsi attinenti all’Ingegneria dei Trasporti. Socio dal 1990 del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani (C.I.F.I.) è stato Delegato della Sezione di Genova di tale Collegio dal 1998 al 2006. È autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche nel campo dell’Ingegneria dei Trasporti e del libro “Tecnologie dei trasporti e territorio” insieme al Prof. Giuseppe Sciutto. Dal 1992 è docente di Elettronica e materie affini presso l’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore Einaudi-Casaregis-Galilei di Genova.