DI FLAVIA CELLERINO
Napoli è città letteraria, teatrale, cinematografica…
Napoli sorge e risorge da stessa lungo i millenni, riesce sempre a stupirci perché non si presenta mai con lo stesso volto.
Così anche chi ha già visitato Napoli una volta può tornare, scoprendo che – probabilmente – la Napoli che portava nella memoria può aggiungersi alla Napoli che sta (ri)scoprendo. È con questa filosofia di fondo che torniamo a Napoli, scegliendo, questa volta, di concentrare la nostra attenzione sulla città… che non si vede. Sì, Napoli nel suo ventre tiene strati antichi più di duemila anni: è la Napoli sotterrata. Un percorso non claustrofobico al quale si accede presso la Basilica di San Lorenzo Maggiore, che parte dal V secolo a.C. e risale lentamente attraverso vie e negozi di età romana, per mettere in evidenza il degrado tardo antico ed altomedievale sino alla magnificenza del gotico e poi del barocco.
Mentre la Partenope greca lascia spazio alla città romana lungo la costa si sviluppavano altri centri strategici, come Pompei, oppure Bacoli, o ancora Cuma.
Pompei unica nel suo genere, con Ercolano è la culla dell’archeologia, ed è una fonte continua di scoperte; è anche una tra le città romane meglio conservate che, grazie alle ricerche (alcune con tecnologie degne dei RIS), permette la ricostruzione puntuale di moltissimi aspetti della vita quotidiana antica, con i diversi comportamenti della popolazione, in relazione al ceto e al ruolo sociale. Grazie ai ritrovamenti pompeiani sappiamo sempre meglio come si alimentavano i romani, quali malattie li affliggevano, le abitudini igieniche, i vezzi, le azioni politiche, persino la comicità…
Attraversare Pompei significa attraversare non solo una antica città, ma riviverla, anche grazie al lavoro, non sempre scontato, di ricercatori e archeologi, e significa anche capire quanto la scienza archeologica sia evoluta nel tempo, proprio grazie alla presenza di lungo come Pompei.
A Bacoli non tutti conoscono la “piscina mirabilis” ossia la immensa cisterna sotterranea, seconda solo a quella di Costantinopli, che alimentava la flotta di Roma. Una infrastruttura unica, descritta e raccontata dai visitatori stranieri come una meraviglia misteriosa, e che proprio per questo andava vista.
Una meraviglia che si perpetua nell’antro della Sibilla, che immaginiamo avvolto nei vapori dell’incenso mentre una voce lontana emerge dalla caverna disegnando scenari futuri. Cuma è colonia greca dell’VIII sec a.C., conquistata poi da Etruschi, Campani e infine romanizzata. Oggi il parco archeologico ci restituisce una città complessa, in una posizione ambientalmente invidiabile, all’interno della quale si colloca il celebre “antro” della Sibilla individuato dall’archeologo Maiuri nel 1932.
Il mistero della Sibilla rimbalza tra le vie intricate di Napoli medievale sino alla Cappella Sansevero ove la figura giacente del Cristo velato attrae folle di turisti, ma per chi non si accontenta di una visione superficiale, la Cappella è un manifesto del pensiero del Principe Raimondo di Sangro, eclettico, geniale, curioso intellettuale. Ed è mistero e fede il miracolo della liquefazione del sangue di san Gennaro, il santo vescovo sotto la cui protezione tutti i napoletani e Napoli vivono, riempiendo la sua cappella di tesori, ma considerandolo un amico da strapazzare, se poco attento alle richieste.
A questa Napoli dedichiamo il nostro viaggio dal 19 al 23 febbraio. Tutte le informazioni qui.
E per tutte le vostre richieste personali c’è la nostra Elisabetta Spitaleri (+39 349 954 3424).