di Simona Berlo

 

Non corro da molto, cinque anni, mi sono appassionata… e dire che non avevo mai voluto provare!

Poi tenersi in forma, distrarsi, conoscere i miei limiti, faticare, ma stare bene, sono diventate una necessità.

Tre anni fa, mi hanno diagnosticato un cancro, che parola spaventosa!!

Angoscia, terrore… correre fortissimo non sarebbe bastato per scappare.

In quel momento di buio totale, ho trovato nel correre il modo per reagire e non scappare, ho trovato  il modo di correre un po’ più veloce di quella bestiaccia che voleva prendersi la mia vita.

Correre è diventato il modo per affermare ad alta voce che avrei vinto io, che non mi avrebbe fermato, che non avrebbe fermato la mia vita!

La corsa è stata la mia valvola di sfogo, il mio rifugio, il momento in cui potevo piangere, il mio conforto, il modo più semplice per reagire e non arrendersi a tutto ciò che mi stava succedendo.

”Non ti stancare!” ; “poi andrai”; “non avere fretta”; “piano piano” , “non è il momento”… quante volte mi sono sentita dire queste cose, ma più le sentivo e più uscivo, a volte anche solo camminando, ma i miei dieci chilometri li ho sempre fatti!

Anche i miei compagni hanno avuto una parte importante, mi sono iscritta a tutte le gare possibili, e loro con me, a passo di tartaruga, ma riuscendo sempre ad arrivare in fondo e l’anno scorso ho concluso la mia prima mezza maratona di Genova!

Grazie alla corsa mi sono confrontata con questa realtà in modo reattivo, sempre felice di esserci, nonostante tutto,  e non mollare mai!

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