Editoriale Superba novembre-dicembre 2014

di Luigi Ottonello

La ricchezza territoriale del D.L.F. va salvaguardata… è un bene comune da difendere. Gli immobili sono il nostro presidio sul territorio, la nostra esistenza in vita è data dal riuscire a mantenerli. L’impresa ferroviaria ha la responsabilità di fare la sua parte!

La situazione economica del Paese impone tagli e sacrifici e penso che nessuno abbia da portare obiezione quando si dismettono beni pubblici ormai solo fonti di spesa, vedi molti immobili delle Ferrovie dismessi o sottoutilizzati da anni.

Non si comprende tuttavia l’applicazione di canoni di locazione che vanno oltre i ragionevoli prezzi di mercato su immobili utilizzati o di possibile utilizzazione del D.L.F. o peggio la loro alienazione per fare cassa. Troppe volte abbiamo assistito, poi, a situazioni di totale abbandono là dove si svolgevano con rigore e serietà attività sportive e sociali di interesse per la comunità.

Troppe volte privati senza scrupoli sono subentrati, troppe volte le strutture sono finite con i mattoni murati alle porte e alle finestre!

La situazione sociale ha bisogno che il territorio sia presidiato da iniziative che coinvolgono la popolazione soprattutto nella sua fascia più vulnerabile dagli effetti della crisi economica: giovani, famiglie e anziani in primis. La nostra tradizione, i nostri valori ci impongono di batterci a fondo per difendere spazi comuni proponendo soluzioni di gestione e idee innovative, NO PROFIT, naturalmente senza perdite economiche ma con un ritorno di servizi e benefit alla popolazione e perchè no? Occupazionale!

Dal momento che una dirigenza territoriale del D.L,F. ha dimostrato con i fatti serietà e affidabilità di gestione finanziaria, è propositiva e tende a mantenere se non ad aumentare il corpo di iscritti, ferrovieri e frequentatori non deve essere messa in continua difficoltà dalla volontà del gestore degli immobili soprattutto e mi ripeto dove questi non hanno particolare valenza per destinazioni d’uso commerciali che porterebbero beneficio ai conti pubblici.

Richiamiamo all’etica e alla responsabilità sociale d’impresa. Bisogna tendere ad una gestione virtuosa, praticare con metodo e perseveranza equilibrio scegliendo il giusto mezzo tra due estremi cioè fra l’eccesso e il difetto. Chi deve assumere decisioni non si può ridurre al puro esercizio contabile, da ragioniere, deve tenere conto, a maggior ragione trattando nel nostro specifico caso “bene comune” della responsabilità sociale di impresa. Bisogna stimolare modelli di sviluppo economici ed organizzativi che tendano ad un miglioramento generale, ambientale,
sociale ed economico al tempo stesso.

Abbiamo tutti una grossa responsabilità il bene individuale e quello comune devono trovare equilibrio, tutti dobbiamo fare la nostra parte, leggi ed accordi sociali dovrebbero portare il cittadino a capire e fare suo che la propria felicità individuale ed il bene comune sono indissolubili, devono viaggiare di pari passo.

Le imprese e i loro capitani, tanto ben retribuiti, si devono ricollocare in un percorso naturale di forti e precise responsabilità verso ambiente, famiglia e società dove lo sviluppo del singolo cittadino passa per lo sviluppo della comunità.